di Francesca Balboni
Uno degli argomenti tra i più discussi
in questi giorni è senz’altro quello del disegno di legge Cirinnà sulle unioni
civili per le coppie dello stesso sesso.
Un tema senza dubbio importante perché
coinvolge e riguarda tutti su aspetti che definiscono l’identità delle persone.
Secondo il disegno di legge Cirinnà verrebbero riconosciuti alle coppie
omosessuali gli stessi diritti previsti per le coppie eterosessuali, in parte
anche in materia di adozioni.
Il disegno di legge, infatti, introdurrebbe
la possibilità di adottare il figlio biologico del compagno omosessuale (un
esempio è il caso di un figlio nato da un precedente matrimonio eterosessuale)
come attualmente previsto per le sole coppie eterosessuali (articolo 44 della
legge 4 maggio 1983 n. 184 che regola le “adozioni in casi particolari” o stepchild adoption).
Un’interessante disamina sul tema della stepchild adoption ci viene proposta da
Anna Galizia Danovi, Presidente del Centro per la riforma del diritto di
famiglia, nel suo articolo Vi spieghiamo
la stepchild adoption (http://27esimaora.corriere.it/articolo/vi-spieghiamo-la-stepchild-adoptionche-cosa-puo-accadere-in-tribunale/
) che chiarisce il complesso utilizzo dell’”adozione in casi particolari” (o stepchild adoption) ricordandoci che tale
disposizione di legge obbliga la coppia adottiva (attualmente la norma fa riferimento alla coppia eterosessuale) a mantenere un
legame con l’altro genitore biologico.
“Ma chi è il genitore biologico nel caso
di adozione del figlio del proprio compagno/compagna nato attraverso
fecondazione eterologa e a maggior ragione attraverso la maternità surrogata
così come regolata in altri Paesi (ma vietata in Italia)?” si domanda Danovi
nel suo articolo.
In Italia la fecondazione eterologa non è
completamente vietata, prevedendo casi particolari in cui è ammessa. Diverso è
il caso del cosiddetto “utero in affitto”, vietato dalla legge italiana ma non
da altri Stati. Da notare che il 2 febbraio del corrente anno è stata firmata
in una sala dell’Assemblea nazionale di Parigi, la Carta per l’abolizione
universale della maternità surrogata (http://27esimaora.corriere.it/articolo/maternita-surrogata-firmata-a-parigi-la-carta-per-labolizione-universale/#more-88971
).
Data la complessità del tema sarebbe
fondamentale che ognuno di noi costruisse la propria opinione facendo appello
alla personale libertà di coscienza, libera da legami di appartenenza politica o religiosa.
Quando si affronta un tema complesso che
coinvolge la sfera intima e il futuro della società, si deve accettare con se
stessi l’esito del proprio pensiero anche se contrasta col sentire di un’area politica
alla quale si ritiene di appartenere. L’auspicio è che ognuno di noi riesca a liberarsi dai pregiudizi, dalla facile
demagogia e soprattutto dalla superficialità nell’affrontare una questione
articolata come questa.
Sarebbe importante che si elevassero i
termini della discussione e che si esplorassero le varie dimensioni e
sfaccettature che la questione pone, evitando di ridurre il tutto ad uno
scontro tra laici progressisti e religiosi conservatori.
Con queste premesse il nodo centrale sembra
essere costituito proprio dalle tecniche di procreazione eterologa, secondo cui
uno o entrambi i genitori sterili possono avere dei figli grazie a un donatore.
Nel sito Fecondazione Eterologa Italia (F.E.I.) è possibile trovare tutto ciò
che concerne questa modalità di fecondazione artificiale e dove sono presentati
anche i rischi di questa pratica (http://www.fecondazioneeterologaitalia.it/i-5-rischi-della-fecondazione-eterologa/
).
Sarà utile capire bene, dunque, cosa si
intende per figlio biologico nel disegno di legge Cirinnà.
Con l’introduzione della stepchild adoption si aprirebbe la possibilità
per un bambino, una volta concepito con l’eterologa all’estero (dove c’è una
maggiore apertura rispetto a questa pratica) su progetto da parte di una coppia
omosessuale, di essere adottato dal partner della coppia in quanto figlio
biologico.
E non si può escludere in questo
contesto il rischio dell’utilizzo della pratica dell’utero in affitto che, come
appena detto, è attualmente vietata in Italia ma prevista in altri Stati.
Riflettendo sul tema in questione penso
sia giusto parlare di maternità e del valore che riveste nella nostra società. Una riflessione peraltro che deve riguardare coppie etero e coppie omosessuali.
Fra i vari scenari possibili potrebbe
non essere tanto in gioco il concetto di famiglia quanto il concetto di
maternità e un suo conseguente svilimento.
La maternità è un processo fisico e
mentale che crea i presupposti di un legame, quello tra madre e figlio, che
costruisce parte del patrimonio psicologico, oltre che genetico, della persona
che il bambino diventerà. La società in cui viviamo dovrebbe impegnarsi
affinché ciò avvenga nel migliore dei modi per la buona salute della famiglia.
Qualora cambiassero i paradigmi della
famiglia tradizionale, che tipo di valore verrebbe dato al rapporto tra madre e
figlio e che tipo di protezione nei confronti della madre qualora vi fosse
un’alternativa che elude in qualche misura l’esperienza esclusiva della maternità?
Che tipo di approccio dovrebbe essere
adottato nei confronti delle teorie che disegnano la psicologia del bambino
accolto e protetto dalla madre nel percorso di gestazione e di crescita,
qualora il bambino non crescesse come figlio di una madre ma crescesse come
figlio di due padri?
In Germania, dove è ammessa la stepchild adoption ma non è ammessa
l’eterologa (sia per le coppie omosessuali sia per quelle eterosessuali),
avviene ciò che descrive Paola Concia in un suo articolo (http://27esimaora.corriere.it/articolo/maternita-surrogata-non-lasciateche-cancelli-le-unioni-civili/
). Secondo questa impostazione avere un figlio, all’interno di una coppia
omosessuale, sarebbe in sostanza possibile per la sola coppia composta da donne
e non anche per quella composta da uomini.
Non si può negare che la creazione di
famiglie così composte metta in discussione un sistema intero di relazioni parentali
e sociali il cui assetto giuridico ed anche psicologico esiste da sempre.
Intendo dire che siamo cresciuti con un sistema di diritto (basti pensare alla
trasmissione dei legami parentali) che attualmente non prevede famiglie
composte da persone dello stesso sesso e siamo cresciuti con una lettura del
nostro inconscio nella quale l’evoluzione psichica di ognuno di noi prevede il
rispecchiamento e/o il contrasto tra sessi differenti all’interno di una
famiglia costituita da donna/madre, uomo/padre ed eventuali figli. Molti di noi
hanno ricevuto dalla psicoanalisi strumenti per comprendere tante cose della
propria vita interiore e della propria identità sessuale. Anche della vita
interiore dell’essere madre o dell’essere padre.
Mi chiedo perché non sia facile reperire
sul tema in discussione del ddl Cirinnà interventi di giuristi, psicoanalisti,
sociologi, etc. che analizzino le ripercussioni che potrebbe avere un
cambiamento di così grande impatto. Perché non si può pensare con
superficialità che non vi sarebbe un cambiamento complesso, nel senso del
coinvolgimento di più aree della scienza umana.
L’opinione di molti è in itinere e sarebbe auspicabile che
l’argomento non fosse delegato ad uno scontro tra cattolici e non cattolici,
considerato peraltro che esiste una larga fetta di cattolici praticanti che
sono a favore delle adozioni per gli omosessuali così come una quota di non
credenti che ritiene non desiderabile il disegno di legge in alcuni dei suoi enunciati.
@PRODUZIONERISERVATA
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